Fiore del deserto by Dirie Waris

Fiore del deserto by Dirie Waris

autore:Dirie Waris [Waris, Dirie]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 1998-01-04T23:00:00+00:00


Capitolo undicesimo

La modella

Il giorno dopo, Halwu e io andammo a visitare lo studio di Malcolm Fairchild. Non avevo la minima idea di quel CHE avrei trovato, ma quando aprimmo la porta, fui catapultata in un mondo totalmente alieno.

Le pareti erano ricoperte di enormi poster e cartelloni raffiguranti donne bellissime. «Oh...», sospirai sottovoce, guardandomi intorno. E come quel giorno in cui, a Mogadiscio, avevo sentito lo zio Mohammed dire alla zia Sahru che cercava una ragazza da portare con sé a Londra, capii subito che ero capitata nel posto giusto al momento giusto. Era la mia occasione: era quello il mio mondo! Era quello che volevo fare!

Malcolm ci venne incontro e ci salutò; ci disse di metterci a nostro agio e ci offrì una tazza di te. Ci sedemmo e lui, rivolto a Halwu, disse: «Sia chiaro che io voglio solo scattare delle fotografie».

Fece un cenno nella mia direzione. «Ho seguito questa ragazza per più di due anni, e ti assicuro che non ho mai dovuto faticare tanto per una fotografia».

Lo fissai a bocca aperta. «Tutto qui? Insomma, vuoi semplicemente farmi delle fotografie come queste?», chiesi indicando i poster.

«Esatto», disse lui con enfasi. «Credimi, non c'è altro». Con una mano tracciò una linea immaginaria al centro del suo naso. «Voglio solo questa metà del tuo viso». Si voltò verso Halwu: «Ha il profilo più bello che abbia mai visto».

Mi aveva seguito per due anni e gli ci erano voluti due secondi per dire che voleva solo farmi delle fotografie. «Be', io non ho nulla in contrario».

All'improvviso, però, ridivenni cauta, ricordandomi di alcune mie passate esperienze con gli uomini. «Sia chiaro, comunque, che deve poter venire anche lei».

Posai una mano sul braccio della mia amica, che assentì. «Quando mi fai le fotografie, dev'essere presente anche lei».

Lui mi guardò con aria perplessa. «Va bene, d'accordo. Può venire anche lei». Ero così entusiasta che riuscivo a malapena a restare seduta. «Vieni qui dopodomani mattina, alle dieci. Troverai qualcuno che penserà al tuo trucco».

Due giorni dopo, tornammo al suo studio. La truccatrice mi fece sedere su una sedia e si mise al lavoro sul mio viso con cotone, pennelli, spugnette, creme, ombretti e polveri di ogni tipo, tastandomi con le dita e tirandomi la pelle. Non capivo che cosa stesse facendo, ma restai ugualmente tranquilla a osservarla mentre eseguiva quelle strane manovre con quegli strani materiali. Halwu sorrideva, seduta sulla sua sedia.

Ogni tanto le lanciavo un'occhiata, stringendomi nelle spalle, o le facevo una smorfia. «Stai ferma», mi ordinava allora la truccatrice.

«Bene, mi disse a un certo punto, arretrando e mettendosi le mani sui fianchi, con un'espressione soddisfatta, «ora puoi guardarti allo specchio». Mi alzai e andai a guardarmi: «Una metà della mia faccia era completamente trasformata, schiarita e resa dorata e serica dal trucco. L'altra metà era quella della Waris di sempre.»

«Wow! Guarda! Ma perché mi hai truccato solo a metà?», le domandai allarmata.

«Perché Malcolm vuole fotografare solo questa parte» .

«Ah...».

La truccatrice mi portò nello studio vero e proprio, dove Malcolm mi fece accomodare su uno sgabello.



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